La nostra escursione di oggi parte dal Passo del Manghen, un luogo davvero pittoresco a circa 2060 metri di altitudine. Si trova sulla strada che mette in collegamento la Val di Fiemme con la Valsugana: una strada sulla quale è necessario prestare molta attenzione perché stretta, con tornanti a scarsa visibilità e soprattutto molto frequentata dai motociclisti, che invece sembrano, proprio per queste caratteristiche, apprezzarla particolarmente. La natura che vi circonda però vi ripagherà a pieno con tutta la sua selvaggia bellezza. Ci troviamo infatti proprio nel cuore della catena del Lagorai, dove la vegetazione è veramente rigogliosa e selvaggia ed il verde degli alberi e dell’erba ed i colori dei fiori risaltano sulle rocce rossastre e spiccano contro l’azzurro intenso del cielo e il bianco delle nuvole.
Abbiamo parcheggiato a fianco del rifugio (ci sono due grandi spiazzi ma vi consigliamo, specie il fine settimana, di arrivare presto, perché i posti si esauriscono velocemente, in particolare verso l’ora di pranzo. Eviterete così anche di trovare molto traffico).
Il rifugio è affiancato da un suggestivo laghetto contornato da fiori fucsia e proprio qui troviamo i cartelli che indicano le due principali escursioni che si possono intraprendere partendo da qui. Noi arriveremo fino al Lago delle Buse, un piccolo lago alpino di origine glaciale, ma se si desidera fare un’escursione (decisamente) più impegnativa è possibile proseguire fino al Lago delle Stellune (circa 3 ore, solo l’andata).
Il cartello indica 30 minuti per raggiungere il lago delle Buse, ma scopriremo che ne servono più o meno il doppio, non tanto per la distanza, quanto per le caratteristiche del sentiero, costituito per lo più da grandi sassi sui quali è necessario trovare il giusto equilibrio ad ogni passo. Questo può essere un vantaggio se si hanno bambini, perché rende la camminata meno monotona e più stimolante, ma anche uno svantaggio, specialmente con i bambini più piccoli o meno spericolati. Il primo tratto del sentiero fiancheggia la montagna e si affaccia sulla valle sottostante (Val Cadini), dove sentiamo i campanacci delle mucche al pascolo. Il sentiero, sempre sassoso, prosegue poi addentrandosi nella tipica vegetazione alpina, composta di pini mughi, ginepro e cespugli di rododendro e mirtillo. Notevole anche la abbondante fioritura di achillea.
Si prosegue così su un continuo lieve saliscendi, interrompendo il passo solo per raccogliere qualche gustoso mirtillo, fino ad arrivare all’“Eterno”, quel che resta di un grande albero cresciuto abbarbicato su un grosso masso e colpito da un fulmine.
Passato “l’Eterno” il lago è ormai vicino: un cartello ci avvisa del fatto che ci troviamo nella Piana del Lago delle Buse, anche se inizialmente stentiamo a vedere il lago perché camuffato dietro l’erba, che cresce anche al suo interno, creando un gioco di colori e movimenti che confonde l’occhio. Ma se l’occhio è confuso altrettanto non si può dire dell’orecchio: il fischio delle marmotte è inconfondibile, ed infatti ne avvisiamo una su un grosso sasso, in lontananza. Che fortuna!
Giunti nei pressi del lago si può scegliere di camminarci attorno per cercare di avvistarne i numerosi abitanti ( ad esempio girini, piccole salamandre e libellule colorate), ma anche di fermarsi sulla riva per un picnic (nel rispetto della natura incontaminata che ci circonda).
Si rientra per lo stesso sentiero dell’andata. Se non avete ancora pranzato dovete provare la polenta: abbiamo visto un signore girarla a mano sulla fornasela a legna dietro il rifugio, ed è stato subito un flashback di profumi e ricordi d’infanzia! La prossima volta dobbiamo fermarci ad assaggiarla anche noi!