Ok, parliamoci chiaro: io non sono una fissata con il biologico. Sono più una paurosa, di quelle che al supermercato guardano la frutta e la verdura con sospetto e controllano pure il prezzo, di quelle che la mettono nel carrello e poi tornano indietro con mille paranoie sul fatto che magari il prezzo sia dovuto proprio alla scarsa naturalezza del prodotto. Risultato? Perdo un sacco di tempo, mi innervosisco e mi sento pure in colpa. Ergo: devo assolutamente capire come fare a trovare un equilibrio e forse grazie a una notizia apparsa sui giornali qualche giorno fa e ai consigli della nostra nuova amica Antonella Iannone di incucinapuoi.it ce la sto quasi facendo. Sì perché la verità è che il rischio del “biologico non biologico” in fondo lo corriamo tutti e le nostre mamme/nonne, casalinghe terroriste nel DNA e abituate ai ritmi dei mercati rionali, ci aiutano ad accrescere i dubbi: “Ma chi te lo dice che è davvero biologico?”. Attenzione! La parolina “davvero” ci spiazza, ma è la chiave. Allora come fare se siamo incerti o negati per il bio come me? Ecco la soluzione: concedersi il lusso di rischiare nei casi in cui non possiamo accedere ad un bio certificato o che ci dà sicurezza oppure affidarci a negozi specializzati ma soprattutto consigliati da chi ne capisce.
Partiamo dall’inizio. Rischiare sul non bio? Si può! Sappiate che esistono i cosiddetti “Clean Fifteen”, ovvero 15 prodotti ortofrutticoli che secondo l’Environmental Working Group hanno il più basso indice di residui chimici nella polpa edibile e che, quindi, possiamo tranquillamente comprare non-organici. Ditelo vi prego: “Fantastico! Niente più sensi di colpa”. Ma ecco quali sono: CIPOLLE, MAIS, PISELLI, MELANZANE, ASPARAGI, PATATE DOLCI, CAVOLFIORE (evviva! 😉 ), CAVOLO CAPPUCCIO, AVOCADO, ANANAS, MANGO, PAPAYA, POMPELMO, KIWI, MELONE, ANGURIA. Una lista spettacolare, soprattutto ora che arriva l’autunno e che pompelmi, kiwi, mango e papaya si trovano tranquillamente, per non parlare di patate dolci, piselli e cavoli vari. A me questa lista piace e devo dire che parlando con Antonella anche lei la trova interessante e ci regala, per l’occasione, una dritta veloce per una ricetta: gli Spätzle pasticciati con il cavolfiore (slurp!).
Ma se esiste una lista “buona”, vi chiederete, esiste pure una lista “cattiva”? Sì ahimè, ci sono una serie di alimenti che vanno assolutamente acquistati “bio” e, attenzione, sapete chi sono i capofila? Due grandi amici dei trentini: MELA e UVA! Seguno: PESCHE, FRAGOLE, MIRTILLI, SEDANO, PEPERONI, SPINACI, POMODORI, CETRIOLI, PATATE. Su questi, se non ne conoscete per certezza la provenienza, avete ragione a farvi venire i sensi di colpa, quindi lasciateli sul bancone e cercateli nei posti “giusti”.
Ed eccomi al dunque: quali sono i “posti giusti” per il bio? Vi dicevo che io e il bio non andiamo molto d’accordo, ma Antonella mi è venuta in soccorso e la prima cosa che mi ha suggerito è stata di dare un occhio ai GAS (Gruppi di Acquisto Solidale). Se non sapete cosa sono ve lo spiego: sono gruppi di persone che si uniscono per procedere ad acquisti di gruppo intelligenti: perché abbattano i prezzi giocando sulle quantità, perché grazie alle varie esperienze dei componenti e al potere del quantitativo possono rivolgersi a produttori certificati e di ottima qualità. Antonella, nel gruppo GAS di Arco, ci racconta di una pasta incredibile che arriva niente poco di meno che da “Liberaterra” (a volte trovate alcuni prodotti anche nei supermercati Coop) o di arance senza uguali che arrivano da giovani produttori siciliani. Certo, l’idea, se possibile, è di acquistare anche a chilometri zero, ma non sempre è fattibile. Parlando di mele (che fanno parte della “sporca dozzina” di cui sopra) lei ci suggerisce i prodotti di Maso Rossi dove potete trovare anche pere, ciliegie, prugne e noci (Località Maiano – Cles – 0463-422753) per citare una delle aziende da cui lei si serve, ma avrete sicuramente sentito parlare anche della “Biocesta del gusto”, una cassettina di cose buonissime che arrivano ogni settimana in punti strategici o addirittura a casa. Antonella poi ci consiglia negozi cittadini come “L’Origine” di Trento e “Natura Sì”, ma naturalmente qui i prezzi salgono. In ultimo anche lei attende con impazienza la fiera “Fà la cosa giusta”, in programma a Trento Fiere dal 23 al 25 ottobre, che si occupa di consumo critico e di stili di vita sostenibili in Trentino, dove sicuramente ci saranno spunti interessanti.
Insomma ora non ho più scuse ma ho sicuramente qualche motivo in più per essere accorta negli acquisti. La mia natura confusionaria mi impedirà di essere perfetta su questo fronte, ma sicuramente saprò cosa evitare al banco ortofrutta e magari posso prendermi del tempo per capire meglio i GAS. Provare per credere!